Spigola o branzino, parliamo di quel pesce con la faccia un po' aggressiva ma buonissimo. Ormai le spigole d'allevamento, quelle sotto i 500 grammi si trovano facilmente intorno ai 6 euro al kilo. Certo, non è come una spigola da due kili pescata nei mari della Sardegna, ma è comunque un gran mangiare.
Non avendolo mai fatto prima ho voluto provare a cuocerle all'acqua pazza. Come al solito ho trovato sul web dieci ricette diverse e - salvo ispirarmi - ho fatto di testa mia.
Ho cominciato mettendo sul fuoco in una grossa teglia d'alluminio da forno due dita d'acqua fredda, un kilo di pomodorini freschi ben maturi, due cucchiai d'olio, due peperoncini interi e due spicchi d'aglio interi, due cucchiai di origano secco e solo un pizzico di sale. Ho portato a bollore e fatto andare finché l'acqua non ha cominciato a tingersi. A quel punto ho messo in tegame le spigole ben pulite (erano da circa 400 grammi) ed infornato scoperto a 220 gradi nel forno nel ripiano basso.
Dopo venti minuti ho tirato fuori la teglia, girato le spigole e rimesso in forno per un altro quarto d'ora. Sono venute veramente ottime, accompagnate con del pane sciapo appena bruscato. La prossima volta voglio provare a mettere ancora meno acqua, in modo da ottenere un brodetto un po' più concentrato.
Ero passato ieri sera in pescheria preso da una irrefrenabile voglia di sashimi, ma il tonno non era arrivato ed ho dovuto rinunciare mestamente. Oggi ci sono tornato apposta ed entrare in pescheria è stato emozionante.
Il tonno era spettacolare, il salmone era fresco ma non fresco come l'amico della pescheria sa che deve essere per darmelo, le spigole erano pescate e ce ne era una da 900 grammi che mi ha strizzato l'occhio vivissimo già mentre entravo. Il bilancio della pesca: 414 grammi di tonno rosso, 708 grammi di spigola (dopo la abile sfilettatura dell'amico pescivendolo), due gamberi rossi giganti in regalo così come in regalo ho avuto due scampi rosa quasi vivi. Per chi fosse interessato a cimentarsi con la preparazione domestica, abbiamo speso in tutto 38 euro per una quantità per la quale (in quattro appassionati) al ristorante giapponese avremmo speso non meno di 30-35 euro a testa.
A casa abbiamo preparato il riso giapponese (secondo la ricetta classica del "riso vivo"), ho pulito ed eviscerato i gamberi e mi sono dedicato (grazie ai tre coltelli giapponesi che mi sono regalato l'anno scorso) al taglio del tutto per i sashimi. La salsa di soia è quella apposta per sushi e sashimi che è un pochino più dolce e con meno sale rispetto a quella "standard". Nella foto il riso è già nella ciotolina, guarnito con semi di sesamo tostato; gli scampi rosa ho dimenticato di metterli in bella mostra prima della foto, spero mi perdonerete.
Per gli amici romani che volessero, condivido volentieri indirizzo della pescheria di fiducia (tra l'altro, aperta tutto agosto) ed esperienza maturata in tre anni di sashimi e sushi casalingo. Con un po' di pratica la soddisfazione è tanta, tanto per il palato che per il portafoglio.