Se non era per Alessandra e Gianandrea che hanno pubblicato la foto della loro merenda su Facebook non mi sarei mai ricordato di questa bontà, che non assaggiavo da almeno vent'anni. Erano giusto le 11 di mattina di un sabato di giardinaggio pesante (dopo la neve, tra potature e rinvasi...) e non ho potuto resistere.
Ho cercato delle ricette su Google e ne ho trovate varie, con piccole differenze e tutte in dosi da reggimento. Avevo tutti gli ingredienti base: uova, latte, farina, burro, zucchero, uvetta, rhum e zucchero vanigliato, ma niente marmellata di mirtilli o composta di mele. E nemmeno mele per fare la composta. Vabbé, mi son detto, qualcosa mi invento strada facendo.
Ho comincaito con mettere a bagno nel rum 100 grammi d'uvetta. Per la pastella ho montato con lo sbattitore il rosso di sei uova grandi con 50grammi di zucchero di canna bianco (ho praticamente smesso di usare quello di barbabietola) incorporando poi 150 grammi di farina 00 e 200 grammi di latte appena tiepido (30" nel microonde) fino ad ottenere una pastella molto liscia. A parte ho montato a neve ferma le 6 chiare (con un pizzico di sale) incorporando poi alla fine altri 50 grammi di zucchero con la frusta a mano, per non far smontare il composto.
Ho strizzato bene l'uvetta e l'ho aggiunta alla pastella e poi, sempre piano piano con la frusta a mano, ho unito le chiare montate a neve. Ci vuole un po' perché bisogna mescolare piano, ma alla fine il composto viene molto schiumoso e omogeneo.
In una padella antiaderente bassa e larga ho messo 30 grammi di burro a friggere e poi ho colato tre mestoli da brodo del composto, distribuendo meglio l'uvetta con una forchetta (l'uvetta tende ad ammassarsi troppo). Ho fatto cuocere e dorare bene un lato, poi ho tagliato in quattro questa sorta di frittatona e girato dopo tre minuti ogni spicchio per far dorare bene l'altro lato.
Da ogni spicchio ho ricavato quattro pezzi irregolari, li ho disposti in un piatto da portata e cosparso di zucchero a velo vanigliato. Non avendo, come ho detto, marmellata o composta come da ricetta originale, ho accompagnato con della marmellata di prugnoli (le susine selvatiche rosse o gialle) che facciamo in casa con gli alberi del giardino.
Voto? Mi do (e do al piatto) un 9+. Però ora ho voglia di tornare in Alto Adige a mangiare la versione originale, magari dopo una bella mattina di sci o di winter nordic walking e - ovviamente - in compagnia.