Per anni, prima di arrivare a Roma da Taranto avevo mangiato la cicoria catalogna solo ripassata in padella. Buonissima comunque, la mangio spesso. Ma fatta a puntarelle, condite con olio buono, aglio abbondante e tante alici dissalate fatte a pezzettini è una cosa da perdere la testa. Un contorno se c'è il secondo (specialmente se è fritto, come una buona cotoletta o dei filetti di baccalà) ma se non c'è altro, con tanto pane, un piatto unico da urlo.
Un piatto di recupero, inventato al volo per non sprecare un avanzo (ma anche meno, solo il brodetto dell'impepata di cozze del giorno prima) e che invece diventa un grandissimo primo. Da fare ad hoc, credetemi.
Per prepararlo lessate molto al dente gli spaghetti in acqua abbondante, salando un terso in meno del vostro solito. Nel frattempo fare scaldare uno spicchio d'aglio schiacciato in olio d'oliva (senza esagerare conl'olio) in una padella antiaderente. Quando la pasta sarà da scolare fate scaldare metà del "brodetto" delle cozze che avrete filtrato con un colino fino o della garza, per togliere tutte le impurità ed il pepe in eccesso.
Aggiungete la pasta in padella e fate risottare fino ad ultimare la cottura, aggiungendo l'altra metà del brodetto mano a mano che verrà assorbito. Se gli spaghetti fossero ancora troppo al dente utilizzate un po' dell'acqua di cottura, senza esagerare: gli spaghetti devono risultare ben umidi ma non troppo bagnati.
Una volta fatto il piatto di ogni commensale spolverizzare con mezzo cucchiaino di bottarga di tonno, ne basterà davvero poca.
E' un piatto che non facevo da un sacco di tempo perché sul pesce azzurro sono difficilissimo: se non è freschissimo preferisco evitare. Ma ieri pomeriggio ho visto che sul banco della pescheria c'erano delle sardine spettacolari e non ho potuto resistere.
E' un piatto semplicissimo, derivato dalla pasta con le sarde siciliana, piatto fantastico ma molto più elaborato. Per il mio è molto facile e si comincia spinando le sardine con cura. Mentre mettete su l'acqua per la pasta fate scaldare una padella antiaderente con olio d'oliva e aglio secondo il vostro gusto. Quando l'olio sarà profumato spengete il fuoco e togliete l'aglio. Aspettare che la padella sia fredda e disponete le alici più possibile piatte, posando il lato della pelle.
Prendete della mollica di pane (un buon casereccio, io uso quello fatto da me oppure uno di Lariano) e ricavate del pangrattato grossolano con il frullatore o il robot da cucina. Fate saltare la mollica in olio d'oliva tostandola senza esagerare, salando un pochino.
Quando i vermicellini saranno quasi cotti (ma bene al dente) accendete il fuoco per la padella con le sardine, cuocendole per il tempo minimo a farle diventare color nocciola, non di più o si rovineranno.
Scolate i vermicellini e buttateli sopra le sardine, girando per far prendere bene il condimento. Unite la mollica tostata (tenete un po' da mettere sul piatto all'ultimo), se vi piace l'accostamento, potete aggiungete appena un po' di pecorino romano e servite.
Un piatto semplicissimo da preparare: prendete un filetto di salmone, lo adagiate su una teglia che avrete appena unto con olio d'oliva (o se preferite, mettete un foglio di carta forno), salate e cospargete con abbondante aneto secco. Se vi piace, aggiungete un pochino di pepe in grani. Se lo spessore del filetto non supera i 3 centimetri basteranno 20 minuti di cottura in forno a 180 gradi. Se il filetto è più spesso, aumentate di 5 minuti ogni mezzo centimetro.
Le patate (tagliate a fette sottili) preferisco cuocerle in una teglia separata, per evitare che il grasso del salmone le unga, rendendole troppo "pesciose".
Avevo mangiato un piatto simile giorni fa in una trattoria al Pigneto, a Roma. Non erano affatto male (conditi anche con la fame delle 3 del pomeriggio) ma il piatto non mi aveva convinto del tutto. Complice la vista del bacclà già ammolato in pescheria, ho deciso di rifarlo.
Ho cominciato facendo caramellare una cipolla di Cannara con un cucchiaino di zuccero di canna, un pizzico di sale e 4 cucchiai d'acqua in una padella d'alluminio. Quando la cipolla ha cominciato a prendere il colore bruno ai bordi ed era ancora ben umida ho aggiunto dell'olio d'oliva (abbondante ma senza esagerare), un pizzico di peperoncino macinato e dell'uvetta non ammollata. Un paio di minuti (quando è il momento esatto lo vedete dall'uvetta che si sarà gonfiata) ed ho aggiunto il baccalà tagliato a cubetti (cercate di fare dei pezzetti omogenei per volume, il baccalà ha uno spessore variabile) e li ho fatti cuocere per metà senza muoverli.
Quando gli spaghetti erano cotti ma ben al dente ho mantecato in padella, aggiungendo un filo d'olio a crudo.
Una avvertenza: assicuratevi che il baccalà sia di suo giusto di sale. Quello che ho preso ieri io era per la verità un pochino troppo desalato ed ho poi dovuto correggere il cottura, di solito però è il contrario, quindi salate meno l'acqua della pasta.