La mia voglia di fritto so ormai da anni che è direttamente proporzionale al caldo che fa. Il sapere che friggere anche solo du foglie di salvia sarà faticosissimo dovrebbe farmi desistere... e invece no. Ed ecco che mi è venuto in mente di fare le polpette di lenticchie, forse il fritto con il rapporto difficoltà/risultato migliore che conosco.
Ho preso due barattoli di lenticchie in scatola (ok, i puristi storceranno il naso...) e le ho scolate e sciacquate bene sotto acqua corrente. Le ho fatte asciugare bene e messe nel mixer con un pizzico di sale, due cucchiai d'acqua, uno spicchio d'aglio (piccolo) tritato e due cucchiai di pecorino romano grattugiato All'inizio sembra che le lenticchie non si "frullino" ma basta insistere un po'.
Dal composto ottenuto di ricavano una trentina di polpette, da passare poi nell'uovo sbattuto e nel pangrattato.Se volete ottenere un esterno più spesso, basta un secondo passaggio nell'uovo sbattuto e nel pangrattato.
Per la fruttura io ho usato olio di semi di girasole, ma usate l'olio che preferite. Essendo l'impasto delle lenticchi già costto basata farle dorare secondo il gusto.
La salsa fermentata è una cosa un po' più complicata. Ne ho prodotte varie versioni mesi fa, durante il lock down e magari vi racconterò il precedimento un'altra volta, quando avrò deciso quale è la versione migliore. Potete sostituirla con una salsa fresca a base di peperoncino, di peperone o anche una guacamole. In ogni caso, le polpette di lenticchie sono ottime anche da sole. Il problema è la quantità, difficile fermarsi...
Quando mi viene la voglia di una zuppa fatico a trattenermi: apro il frigo e cerco cosa e come utilizzare. tanto ho capito che a zuppa è buono quasi tutto. Questa volta avevo un avanzo di bietola a costa a cui avevo tolto parte della foglia per il ramen, ed ho voluto fare un esperimento.
Ho soffritto della cipolla bianca in olio d'oliva, ci ho aggiunto delle patate a tocchetti ed ho fatto rosolare le patate per qualche minuto. Solo allora ho aggiunto le bietole tagliate a pezzi da un centimetro, ho fatto stufare qualche minuto e poi coperto con acqua calda ed un dado vegetale. Verso metà cottura ho regolato di sale ed aggiunto un cucchiaino abbondante di curcuma ed uno di maggiorana.
Ho messo un cucchiaino di pecorino romano ed un filo d'olio a crudo nella scodella, ma se il formaggio è un problema potete evitarlo e sarà buona ugualmente. Il risultato è stato eccezionale, ben oltre le aspettative. le bietole hanno mantenuto appena un sentore di dolce e la curcuma ha aggiunto verve. La prossima volta ne faccio doppia dose, perché con una ciotola (anche se abbondante) mi è rimasta la voglia.
Avevo della zucca violina avanzata che cominciava a rovinarsi in frigo. Con una parte c'ho fatto un pasta zucca e salsiccia, con altri 300 grammi ho deciso di provare a farci dei muffin, usandoli come fossero carote.
Ho sbattuto 6 tuorli con 300 gr di zucchero di canna e montato le chiare a neve separatamente. Nei tuorli sbattuti con lo zucchero ho aggiunto 200gr d'olio di semi di girasole, 200 di yogurt, una bustina di lievito vanigliato per dolci, mezzo cucchiaino di sale ed i 300 grammi di zucca grattugiata. Ho fatto amalgamare bene il composto (ci vuole un po' di pazienza) e poi aggiunte le chiare montate a neve, amalgamando con delicatezza.
Ho versato il composto in degli stampi per muffin ben unti di burro ed ho cotto il forno ventilato a 160 gradi per 40 minuti.
Sono venuti buoni, forse un pochino elastici rispetto alla consistenza classica dei muffin. Non sono venuti dolcissimi; a me piacciono così, ma per palati più amanti delle zucchero consiglio di aggiungerne altri 100 grammi.
Ne ho mangiati alcuni aperti a metà e farciti con della composta di cotogne fatta in casa: irresistibili.
A me la frutta cotta è sempre piaciuta moltissimo sin da quando ero piccolo. La faccio spesso, soprattutto in inverno, quando chiudere il pasto con la frutta "fredda" è meno gradevole ma un vero dolce sarebbe troppo.
Questa volta mi sono distratto un attimo. Avevo messo in forno le mele a spicchi con tutta la buccia, una manciata generosa di uvetta, del sesamo, un cucchiaio di zucchero di canna e bagnato con acqua e rum. Non ho sentito il timer del forno e le mele sono rimaste dentro un paio di minuti, forse anche 5, più del previsto.
Il risultato però è stato fantastico: l'uvetta si è leggerissimamente bruciata producendo un caramello denso appena appena amaro. Una bontà incredibile, che sarà difficile replicare.
La Amatriciana è uno dei piaceri assoluti della tavola, ma per un vegetariano è ovviamente un orrore. Mi è capitato una volta di avere a cena degli amici con prevista Amatriciana e scoprire all'ultimo della presenza di un vegetariano. Ovviamente, no l'ho lasciato a digiuno...
Se vi dovesse capitare, oppure se volete comunque provarla, fate così: mondate delle carote e ricavatene delle listarelle non troppo sottili e rosolatele (si, avete sentito bene) in olio d'oliva con aggiunta di peperoncino e sale.
Preparate un trito di sedano molto fino e fatelo soffriggere senza farlo imbrunire.
Unite al soffritto di sedano il pomodoro e salate senza esagerare. Fate cuocere senza stracuocere ed aggiungete le carote solo verso la fine.
Condite dei bucatini ben a dente con il sugo ed aggiungete (sincerandovi prima il vostro amico non sia vegano) del pecorino romano abbondante. Vi assicuro che il sapore sarà buonissimo e (lo dico da cultore della Amatriciana) assolutamente di soddisfazione anche senza guanciale.