E' un piatto che non facevo da un sacco di tempo perché sul pesce azzurro sono difficilissimo: se non è freschissimo preferisco evitare. Ma ieri pomeriggio ho visto che sul banco della pescheria c'erano delle sardine spettacolari e non ho potuto resistere.
E' un piatto semplicissimo, derivato dalla pasta con le sarde siciliana, piatto fantastico ma molto più elaborato. Per il mio è molto facile e si comincia spinando le sardine con cura. Mentre mettete su l'acqua per la pasta fate scaldare una padella antiaderente con olio d'oliva e aglio secondo il vostro gusto. Quando l'olio sarà profumato spengete il fuoco e togliete l'aglio. Aspettare che la padella sia fredda e disponete le alici più possibile piatte, posando il lato della pelle.
Prendete della mollica di pane (un buon casereccio, io uso quello fatto da me oppure uno di Lariano) e ricavate del pangrattato grossolano con il frullatore o il robot da cucina. Fate saltare la mollica in olio d'oliva tostandola senza esagerare, salando un pochino.
Quando i vermicellini saranno quasi cotti (ma bene al dente) accendete il fuoco per la padella con le sardine, cuocendole per il tempo minimo a farle diventare color nocciola, non di più o si rovineranno.
Scolate i vermicellini e buttateli sopra le sardine, girando per far prendere bene il condimento. Unite la mollica tostata (tenete un po' da mettere sul piatto all'ultimo), se vi piace l'accostamento, potete aggiungete appena un po' di pecorino romano e servite.
Buona sempre e comunque: calda, tiepida o persino fredda, estate e inverno. Io la preparo anche partendo dai ceci in scatola ben sciacquati (se non ho ammollato e lessato quelli secchi) facendo prima rosolare il aglio e cipolla oppure scalogno e aggiungendo poi il brodo di verdure abbondante.
I tubetti rigati, quelli non troppo piccoli, secondo me son perfetti perché rimangono al dente e ben interi. La curcuma va aggiunta quando calate la pasta, non prima, un po' abbondante. Un filo d'olio a crudo non deve mancare.
Ci sono piatti di recupero che meriterebbero un posto di rispetto anche tra i "piatti di prima" e secondo me le fritatte di pasta rientrano a pieno diritto tra questi.
Io le adoro, in famiglia altrettanto, e spesso "butto" un po' di pasta in più già pregustando il giorno dopo. Questa volta non era pasta ma tagliatelle all'uovo, condite con un normale sugo di cipolla, pomodoro e maggiorana.
Non so, forse le uova venivano da galline particolarmente felici, forse ero particolamente di buon umore io, ma il risultato è stato da applauso. Alle galline, alle tagliatelle e... un pochino pure a me.
La Amatriciana è uno dei piaceri assoluti della tavola, ma per un vegetariano è ovviamente un orrore. Mi è capitato una volta di avere a cena degli amici con prevista Amatriciana e scoprire all'ultimo della presenza di un vegetariano. Ovviamente, no l'ho lasciato a digiuno...
Se vi dovesse capitare, oppure se volete comunque provarla, fate così: mondate delle carote e ricavatene delle listarelle non troppo sottili e rosolatele (si, avete sentito bene) in olio d'oliva con aggiunta di peperoncino e sale.
Preparate un trito di sedano molto fino e fatelo soffriggere senza farlo imbrunire.
Unite al soffritto di sedano il pomodoro e salate senza esagerare. Fate cuocere senza stracuocere ed aggiungete le carote solo verso la fine.
Condite dei bucatini ben a dente con il sugo ed aggiungete (sincerandovi prima il vostro amico non sia vegano) del pecorino romano abbondante. Vi assicuro che il sapore sarà buonissimo e (lo dico da cultore della Amatriciana) assolutamente di soddisfazione anche senza guanciale.
Avevo mangiato un piatto simile giorni fa in una trattoria al Pigneto, a Roma. Non erano affatto male (conditi anche con la fame delle 3 del pomeriggio) ma il piatto non mi aveva convinto del tutto. Complice la vista del bacclà già ammolato in pescheria, ho deciso di rifarlo.
Ho cominciato facendo caramellare una cipolla di Cannara con un cucchiaino di zuccero di canna, un pizzico di sale e 4 cucchiai d'acqua in una padella d'alluminio. Quando la cipolla ha cominciato a prendere il colore bruno ai bordi ed era ancora ben umida ho aggiunto dell'olio d'oliva (abbondante ma senza esagerare), un pizzico di peperoncino macinato e dell'uvetta non ammollata. Un paio di minuti (quando è il momento esatto lo vedete dall'uvetta che si sarà gonfiata) ed ho aggiunto il baccalà tagliato a cubetti (cercate di fare dei pezzetti omogenei per volume, il baccalà ha uno spessore variabile) e li ho fatti cuocere per metà senza muoverli.
Quando gli spaghetti erano cotti ma ben al dente ho mantecato in padella, aggiungendo un filo d'olio a crudo.
Una avvertenza: assicuratevi che il baccalà sia di suo giusto di sale. Quello che ho preso ieri io era per la verità un pochino troppo desalato ed ho poi dovuto correggere il cottura, di solito però è il contrario, quindi salate meno l'acqua della pasta.