Il pollo al curry in famiglia piace molto, anche ai bimbi, e lo facciamo abbastanza spesso. Se non fosse per l'odore che poi rimane in casa per giorni, lo faremmo anche più spesso.
Dopo tanti esperimenti finalmente abbiamo trovato all'Auchan un latte di cocco non zuccherato veramente buono (se ci andate, è l'unico in barattolo da 400 grammi) che è l'ingrediente che fa la differenza tra un curry di pollo mediocre ed uno eccellente. Abbiamo anche trovato da Castroni (per i non romani non saprei dove indirizzarli) dei pappadums pronti secchi, solo da friggere.
Ci vuole un attimo, con un dito d'olio di semi in una padella con i bordi alti. Portati in tavola bollenti e croccantissimi al posto del pane sono un vero sfizio.
Oggi ho trascorso tutta la giornata ad un convegno e durante il ritorno a casa in moto (attraversando mezza Roma) mi sono fatto un po' una violenza a fermarmi a fare la spesa: sognavo, sono sincero, una pasta al burro e pantofole.
E invece il mio "io" goloso ha avuto il sopravvento e mi sono fermato a comprare delle pere kaiser ed una bottiglia di barbera. Non so come mi è venuto in mente, non le avevo mai fatte prima.
Sono venute una cosa da urlare, una esplosione di sapore e profumi. Se volete provarci (cosa che vi consiglio di cuore) fate come ho fatto io: tagliate le pere a spicchi e sbucciatele, mettete gli spicchi in una casseruola con il bordo alto (io uso ormai quasi per tutto degli wok antiaderenti con il tappo in vetro) ed aggiungere un mezzo cucchiaino di zucchero per spicchio. Senza muovere gli spicchi nella padella aggiungete due terzi di bottiglia di una Barbera (quella che ho preso io alla AUCHAN costava tre euro e qualcosa), coprite e lascaite cuocere a fuoco medio girando le pere per la prima volta non prima di una decina di minuti. In tutto ci vorrà una mezz'ora.
Le pere diventeranno bordeaux scuro, quasi nere e la Barbera si ritirerà lentamente sino a diventare una salsa densa. Ah, dimenticavo, insieme allo zucchero avevo messo mezzo cucchiaino di cannella in polvere.
Visto che al supermercato sono tutti fuori misura abbiamo preso a casa l'abitudine di togliere sempre le foglie esterne dei finocchi (mai capita la storia di maschi e femmine) prima di mangiarli crudi. Buttarle però è un peccato ed abbiamo provato a lessarle e saltarle in padella (dopo averne tagliate a striscioline) con olio, aglio e paprika abbondante. Il risultato non è stato male, ma la prossima volta voglio provare a lessarli meno, con la doppia cottura si erano smosciati un po' troppo.
Non ho avuto il tempo di fotografarle. Appena a tavola si è scatenato un assalto alla polpetta e mi sono distratto nel vedere la faccia del pezzo della mia famiglia che avevo a pranzo. Eppure erano "solo" polpette.
Il riso era un semplice pilaf fatto in tegame: soffritto leggero di scalogno, un kilo di riso e due litri di brodo, fuoco basso sino all'assorbimento di tutto il liquido. Senza girare.
Le polpette, 600 grammi di manzo, 600 grammi di maiale, due uova, 500 grammi di pane ammollato nel latte, mezzo cucchiaino di sale. Le polpette vanno prima cotte in padella con olio d'oliva e poi passate in un sugo di pomodoro (con soffritto di cipolla) insaporito con una generosa dose di paprika dolce.
Il tempo fa schifo, piove che sembra non debba più smettere, una vera giornata d'autunno di quelle che odio. Mi aggiro ancora in vestaglia per casa, incerto se vestirmi e uscire comunque o rimandare ancora un po'.
Improvvisamente mi ricordo della farina di castagne comprata due settimane fa.
Una terrina, latte tiepido quanto basta per ricavare una pastella molto lenta (tipo crepes) e null'altro, niente uova. Ricavo una dopo l'altra le frittatine con il padellino da 12, le spalmo con la fantastica gelatina di prugnoli (quelle susine rosse o gialle semi-selvatiche di cui ho quattro alberi in giardino) e le piego in due. Una spolverata di zucchero a velo (che io non amo ma che ai bimbi piace un sacco) e sono pronte.
Belle calde, dolci e profumate in attesa che spiova. Prima o poi.