Un maledetto virus intestinale ci ha rovinato un fine settimana che visto dalle finestre di casa sembrava spettacolare. Dopo quasi 36 ore di digiuno e 12 di the zuccherato, era il momento di masticare qualcosa.
A me però la pasta in bianco da malatino, quella lessata e solo con olio d'oliva, piace veramente poco. E allora ho preparato per quattro persone ben 200 grammi di bucatini (di più non sarenmmo riusciti a buttar giù) che per gli altri in famiglia ho condito all'olio ma che io, memore degli insegnamenti dell'immenso Aldo Fabrizio ho mangiato sconditi.
Non storcete il naso, e provateli, magari con un bucatino di Gragnano cotto perfettamente al dente salando l'acqua appena un pochino in più del vostro solito. Sentirete che scoperta.
Arriva la primavera - oggi a Roma è una giornata spettacolare di sole - e si avvicina il momento della prova costume. Belli saremo bellissimi tutti, ma alleggerirmi di un kiletto o due non mi dispiacerebbe.
Questo il mio pranzo di oggi: insalata di radicchio trevigiano e carote. Le carote sono "sfogliate" con il pelapatate. Olio (poco), sale (poco) ed un buon aceto balsamico ed è fatta. Si, lo confesso, l'ho accompagnata con una mezza fetta di pane di Lariano scuro.
Queste, per i miei figli, sono le polpette del cow-boy. Le ho chiamate così la prima volta che le ho fatte, per convincerli (o per provare a convincerli) che la carne è buona anche così come è, senza gran condimenti.
La morte loro sarebbe la cottura alla griglia, ma d'inverno rischiare una bronchite presidiando il barbecue non è una buona idea. Cosa ha di diverso una polpetta del cow-boy rispetto ad un hamburger? Parecchio: il macinato è più "grosso" (l'ideale sarebbe farlo al coltello, se avete tempo... fatelo) e la polpetta è modellata a mano aggiungendo un pizzico di sale, un pizzico di rosmarino e (se gradite) un pochino di erba cipollina tritata finissima già nell'impasto.
Non amo la pasta rigata, ma per questo piatto ci vogliono. Ieri mattina, una domenica un po' pigra e la prima dell'ora legale, avevo voglia di giocare ai fornelli.
Il giorno prima, di passaggio all'Ostiense, mi ero fermato a comprare frutta e verdura dall'egiziano, trovando delle zucchine romanesche da applauso. Beh, le ho lavate (accidenti se pungevano...) e tagliate sottili con la mandolina, fatte friggere il olio d'oliva e aglio (che ho tolto quasi subito) in un wok antiaderente. Le mezzepenne le ho lessate al dente, molto al dente.
A parte ho tritato al coltello della mozzarella di bufala (resistete alla tentazione del frullatore, rovinereste tutto perché il caldo farebbe separare il latte).
Con il fuoco ben vivo acceso sotto il wok, ho calato le mezzepenne facendo prendere bene il sugo di zucchine e poi aggiungendo un po' per volta la mozzarella tritata, Ci vogliono due-tre minuti buoni (continuando a rimestare) perché la mozzarella cominci a filare legandosi bene alla pasta (ecco la ragione della rigatura).
Una volta nel piatto, appena una grattata di parmigiano per completare.
Qualche giorno fa avevo preparato il Fricò e mi erano avanzate un po' delle verdure ancora da cuocere (senza patate). Anzichè farle a pezzettoni come per il Fricò, ho talgliate tutto sottile: zucchine, melanzane, cipolla e friggitelli. Ho messo prima la cipolla in olio d'oliva a soffriggere e poi ho messo giù le altre verdure tutte insieme aggiungendo maggiornata e origano fresco. Quasi alla fine, ho aggiunteo i filetti di pomodoro fresco. Anzichè bagnare con acqua, l'ho fatta con mezzo bicchiere di vino bianco.
Gli spaghetti di gragnano li ho cotti in acqua solo per metà, per poi continuare la cottura in padella aggiungendo via via parte dell'acqua di cottura (che avevo volutamente salato con metà sale). Una mezza risottatura insomma. Nella foto non si vede, ma nel piatto ho aggiunto un cucchiaino di olio al peperoncino.